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andare un lungo tratto per ritrovare quell’altro edifizio rustico che era la casa degli Arimanni (domus Arimannorum, nelle carte del Mille); donde occorreva poi di fare un altro miglio di strada deserta, attraversando incolte boscaglie, costeggiando forre e varcando letti di torrenti, prima di giungere al ceppo di case che dicevasi le Càrcare, sul territorio della vecchia Calanico, o Caralico, dei tempi romani imperiali.
No, davvero, non c’era bisogno del timore d’imbattersi nel diavolo in persona, per evitare l’occasione di una notturna passeggiata in quei luoghi, dove spesso, in cerca di preda, scorrazzavano i lupi delle macchie vicine; quei lupi famelici che le fantasie popolari trasformavano anche volentieri in lupi mannari, in lupi umani, cioè a dire uomini per virtù di sortilegio tramutati in lupi.
Misera condizione di tempi era quella, che a breve distanza dall’abitato non fosse più sicuro un povero cristiano; nè solo dovesse tremare per la salvezza del corpo, ma ancora, e peggio, per quella dell’anima!