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là, immobile, con Uà testa arrovesciata contro la spalliera di quercia.

— Che pensi, Ingetruda? Non mi rispondi tu nulla?

— Bel conte, — mormorò ella, senza dischiudere gli ocelli, — si sogna così bene, con te! Non mi destare, ti prego. —

Anselmo si appressò ancora, chinò il volto sul volto di lei, e la baciò sulle labbra.

Il fuso era caduto da un pezzo, lo sapete. Cadde anche la rocca. A qual pro’ sarebbe rimasto ritto al fianco della giovine donna quell’inutile arnese? Berta, oramai, non voleva più filare.

Ah, povero castellano Rainerio! i tuoi consigli fruttavano, ma non a te; l’ambiziosa aveva conquistato ben altro. E sapeva la sua forza, quella figlia d’aldioni, che sognava un trono; meglio assai che dallo specchio di Gerberga, ne aveva la testimonianza credibile dalle pazzie di tutti quegli uomini che s’incontravano in lei, aldioni e censuarii, castellani e conti. Ma sì, conosceva i suoi pregi, la rustica sirena; ed era forse più disposta