Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/248


— 242 —


come.... chi dobbiamo dire?... come me, per esempio? —

Getruda levò su occhi per guardare il conte, e in quegli occhi maliziosi brillò un raggio di speranza.

— Debbo dirti, mio signore, — balbettò ella, con istudiata timidezza di accento — che mi sembri un bel sole?

— Se questo è veramente il tuo pensiero, non mi dispiacerà — disse il conte, posando una mano su quella di Getruda, che lasciò cader subito il fuso. — Ma non è bene che dove sono un uomo e una donna a colloquio, la dolce lode sia data all’uomo, mentr’essa è l’omaggio dovuto alla donna; e più — soggiunse egli, avvicinandosi, fino a bisbigliarle il resto della frase nell’orecchio, — quando la donna è Ingetruda.

— Gisla è così bella,mi dicono! — esclamò la giovane astuta. — Tu devi amarla molto, la nobile signora!

— Gisla è bella, si, — rispose Anselmo — e sarebbe ingiustizia il negarlo. Ma chi ha veduto te, può dire di aver perduta la pace