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che lavava i suoi pannilini in un borro. Era bellissima; ed io pensai che non fosse possibile immaginarne un’altra più vezzosa di lei. Ora vedi come il giudizio umano è fallace, poichè guardo te, mille volte più bella di lei.

— Mio signore, — rispose Getruda, abbassando la fronte e chiùdendo gli occhi, come se volesse schermirsi dai fumi di un incenso che pur le era così grato — ancora pochi dì e poco spazio di paese, e t’imbatterai in un’altra donna che sarà mille volte più bella di me. Io valgo così poco, del resto!

— Ah no, Getruda! non lo dire! Non sarà possibile; e tu vuoi ora farti giuoco di me.

— Tolga il cielo, mio signore! Io son la tua umile serva.... una povera montanina, come vedi.... e piuttosto che lasciarti credere che io possa prendermi giuoco del signor mio, voglio lasciarmi dire da lui...

— Che egli ti avrebbe volentieri per sua regina! — gridò il conte Anselmo, compiendo la frase a suo modo. — Ma in fede mia, qual regina potrebbe vantarsi d’esser più bella di te?