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lei; la cosa non lasciava alcun dubbio; egli, sicuramente, libero, le avrebbe offerta la sua mano.

E infine, perchè no? Il destino, che stende le fila e le rompe, il destino poteva anche favorirla a tal segno.... Ma che necessità, poi? Era quegli lo sposo dei sogni di Getruda?

Rainerio stesso l’aveva educata a non mettere il cuor suo in quella povera speranza; bensì le aveva fatto brillare davanti agli occhi una sorte più degna. In quegli accenni agli splendori d’una corte, la bianca e superba Getruda aveva sentito fremere la sua vocazione.

E come avviene che, quando si parla a noi di cosa ignota, noi amiamo figurarcela subito in qualche modo, prendendo norma da altre cose conosciute, così accadeva a Getruda di raffigurarsi la fortuna fatta balenare a’ suoi occhi dall’astuto Rainerio, nella persona a mala pena intravveduta del conte Anselmo, del nobile cacciatore, che solo due volte era passato sotto i ciglioni di Croceferrea, come una gloriosa visione.