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Anche Berta, la nobile sposa di Carlomagno, filava, e quel grazioso ufficio domestico le dava occasione di mettere in mostra due belle mani; non così belle, affediddio, come quelle di Getruda.
Al canonico Ansperto, o il diavolo, o un pensiero del suo capo, aveva giustamente notato che la bianca Getruda, non somigliava punto a nessuno de’ suoi.
La bellezza di lei non era solo la fiorente e sgargiante di certe figliuole dei campi; ma la elegante e superba di un più chiaro legnaggio. Vedendola a tutta prima, si poteva credere di essere al cospetto di una figlia di re, nascosta nelle umili vesti di una contadina. Così, e non altrimenti, doveva apparire quella figliuola dell’imperatore Costantino di cui correva allora la leggenda, che fosse fuggita dal palazzo imperiale di Bisanzio, per seguire un amato cavaliere in Italia, e vivere con lui, ignorata nei boschi, intenta alle cure della povera casa, mentre egli, lo splendido cortigiano, si adattava all’umile mestiere di carbonaio.
Cosìi dovevo apparire, ripeto, la figliuola di