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— No, in fede mia, la cosa mi tornerebbe a fastidio; — rispose Anselmo, chinandosi sull’arcione, e mettendo amorevolmente la mano sulla spalla del castellano. — In confidenza, vo’ dirti ancora che mi basta di aver veduto questo gran prato, per intendere che nessuno potrà lavorar tanto da mostrarsi capace di falciarlo in un giorno, nè in due. Son certo che questa prova non la vincerà nessuno; e il Matto meriterebbe la sposa, solo per aver dichiarato di mettersi all’opera senza alcuna speranza di ottenerla. Ma facciamo le cose onestamente e liberamente; poichè qui tutto dipende da noi. Si potrà assegnare la fanciulla in moglie a quello dei falciatori che avrà dimostrato più alacrità nel lavoro. Quel Marbaudo, per esempio, è un bel pezzo di giovinotto, e mi pare che per forza di volontà come per robustezza di braccio si lascerà molto indietro i suoi competitori. Auguro che guadagni lui la bella sposa. Ma che sarà mai questa bellezza, per cui si combatte? Un’Elena troiana? Io vado a Croceferrea, e dò un’occhiata a questa ottava meraviglia. Se vuole,