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Matto; — ma è così cenciosa, che ho pensato subito di aizzarle i cani alle calcagna. —

Bisognava ridere, e il conte Anselmo rise, alla bizzarra risposta.

— Sia pure; — diss’egli. — Ma perchè hai tu detto poc’anzi che si gareggia ai patti del diavolo?

— Perchè quell’ultimo, che ci ha guastate le uova nel paniere, è il diavolo, non può essere altri che il diavolo. Io gliel ho detto subito, quando si è vantato all’osteria di poter falciare il prato in un giorno: o tu sei il babbo dell’Anticristo, o sei un gran scimunito, che vuoi perdere il premio e farlo perdere agli altri. —

11 conte Anselmo non rise più, ma stette alquanto sovra pensiero. Quando parla un matto, o uno che abbiamo per tale, tutti proviamo questa debolezza del pensarci su, e più assai che non faremmo per le parole di un savio. Ciò forse avviene perchè sentiamo in quel momento le voci della pietà, di questo sentimento divino i cui germi ha nel cuore ogni creatura mortale, spesso dimenticati e dormenti, non mai soffocati o distrutti? O