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ceva, a concedere quel poco. — Bellezza montanina!
— Ce ne sono di maravigliose, in montagna; — disse il conte Anselmo, meno schizzinoso del suo castellano di Cairo. — Sappi, Mainerò, che l’altro giorno mi è accaduto di vederne una stupenda, fiorellino campestre, nascosto nel fondo di una valletta solitaria. Passavo sul margine di una ripa, lungo il letto di un torrente; il verde fitto dei càrpini mi nascondeva la persona, e l’erba folta della proda spegneva il rumore de’ miei passi. Una cantilena mi giunse all’orecchio, venendo dal basso; la cantilena era monotona, ma la voce era argentina. Mi fermai a guardare tra i rami, e vidi allora, inginocchiata sulla sponda di un borro, colle braccia e il collo ignudi, una bellissima giovane. Bellissima, ti dico, e molte delle nostre donne avrebbero potuto invidiarle quella sua vita snella, le braccia tonde e bianche, il collo e l’òmero fatti a pennello. Insomma, castellano mio, un prodigio di bellezza; e quando si voltò, mostrandomi il profilo del viso, pensai che il più bello non avessi ve-