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nità, duca, conte di palazzo o di marca, ad esempio del re e dell’imperatore da cui aveva ricevuto egli il suo titolo, faceva di que’ militi la sua corte e la sua nobiltà secondaria, che poi doveva anche riuscire a liberarsi dalla dipendenza del conte, non riconoscendo più altra autorità fuor quella dell’imperatore.
Autorità lontana, costretta a farsi temere soltanto a punti di luna, l’imperatore concedeva e confermava il dominio ai grandi sui piccoli, o ai piccoli contro i grandi, e imponendo a tutti prestazioni di denaro o di braccia, secondo il bisogno del momento.
Alle stesse città che male lo riconoscevano, l’imperatore porgeva aiuto, o muoveva guerra, secondo il proprio interesse. E perchè tra gli eredi dell’impero di Carlomagno (vasta potenza non potuta durare in una mano sola) si erano moltiplicate le divisioni e le contese, ne venne la conseguenza che si formassero due nuove condizioni di vita: i signori indipendenti nei contadi, i comuni indipendenti nelle grosse città.
E quelli e queste ricorrevano all’imperatore