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dica, gotica, longobarda, i cui padri a tempi diversi erano sccsi come guerrieri e invasori in Italia, o di legge romana, cioè a dire cittadini italiani che l’invasione aveva trovati, ridotti qua e là confusamente in servitù, ma in servitù non potuti ritenere, e più facilmente usati, essi e i loro discendenti, ad uffizi civili, dove la destrezza e l’ingegno ridavano loro quel credito onde la condizione di vinti li aveva spogliati.

Qui naturalmente si parla degli abitanti delle città. Nei campi e nei piccoli borghi, che incominciavano a formarsi sul territorio dei vichi e dei latifondi romani, gli uomini liberi, non avevano altra alternativa che di coltivare la terra come aldioni e consuarii, col pericolo di cadere in servitù, accomunati ai servi della gleba, o di darsi al mestiere delle armi, diventando così veri compagni, quantunque inferiori, dei conti di marca, e da questa domesticità più onorata passando agli uffici di castellani, castaldi, gasindi, valvassori e vassalli.

Erano i cortigiani d’allora, ma cortigiani militari; ed ogni signore investito di alta sovra-