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del castellano non ò conforme alla dignità del tuo ministero. Tu sei fiacco, Ansperto. L’obbligo di ringraziarti, che mi ha condotto da te, non esclude il piacere di farti un rimprovero. Siamo a quattr’occhi, infine, e qui, mentre nessuno ci ascolta, posso ben dirti che sei uno spirito debole; due volte debole, perchè dimentichi insieme la cura delle anime e i diritti della Chiesa.
— Non è vero! — rispose Ansperto. — Questi diritti li ho ricordati ancora l’altro dì al castellano Rainerio.
— SI, ma timidamente, come si farebbe una preghiera.
— Ed oggi ancora li ho ribaditi.
— Ah sì, un bel coraggio, in fede mia! — replicò l’implacabile ragionatore. — Quando il castellano è venuto a darti la prova manifesta di aver paura di me! Ti è nato allora, l’ardimento del rimprovero. Ma queste son chiacchiere; nel fatto, tu e i tuoi, vi adattate benissimo alla violenza, e al trono dei violenti conducete per sacrificio, vittime legate, e neanche inghirlandate, i poveri figli della