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— Oh, — disse Biagio, — il motivo c’era benissimo. Il diavolo festeggiava le sue nozze. Il messo comunale, a tutta prima, sentendo quei pifferi, quelle trombe, quei clarinetti, immaginò che si facesse la serenata a qualche coppia di sposi novelli. Veramente, non sapeva che qua, nella casa degli Arimanni, o in altra del vicinato, ci fosse stato un matrimonio. Ma lì per lì, naturalmente, non ci badò più che tanto, e affrettò il passo per venire a prendere la parte sua. Si sentiva leggero; la disposizione a far due salti ce l’aveva anche lui. Si accostava dunque, e la musica....

— Biagio, mi raccomando! Abbiamo rasentato col mozzo della ruota un altro piuolo.

— Scusi! ma poichè vuol ribaltare....

— Non ora, perbacco! ora vorrei giungere incolume alla Bàissa. Ma continuate, vi prego; la musica....

— E la musica s’accostava: anche quella si sentiva più distintamente di prima. A un certo punto, passata l’ombra d’un grand’albero di noce, il messo comunale vide anche la fiaccolata. Ma era certe fiaccole.... certe fiaccole,