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— Meno male! — mormorò il canonico, che ripigliava il flato per davvero, incominciando ad agguerrirsi con la familiarità del suo ospite. — Veniamo al fatto: che vuoi tu ora da me?
— Nulla; son venuto per ringraziarti. È un ufficio di cortesia, e a questi uffici non son venuto mai meno. Avrai dalle Sacre Carte che io non mi trattengo nemmeno, quando occorre, di visitare il principale, alle sue feste solenni. Dovevo ringraziarti, ed eccomi qua.
— Ringraziarmi? e di che? — rispose il canonico. — Sono un misero peccatore, lo so; ma non credo, nel mio ministero, di aver mai lavorato per te.
— Ecco! qui ti casca l’asino, Ansperto. Se mi lasci parlare, vedi subito che l’obbligo mio era questo. Non sei tu che hai posto sulla via il castellano Rainerio? Il brav’uomo, con tutta la sua furia amorosa, non sapeva ancora a qual santo votarsi, per riescire ai suoi fini.
Da una parte aveva l’autorità di un padre, che gli guastava le uova nel paniere; dall’altra l’autorità del conte, che poteva fargli costar caro un atto d’arbitrio, un colpo di