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Capitolo XI.

Legio, legionis.

L’uscio della stanza si aperse. Ma non era Bertrada, che appariva nel vano; era un uomo, uno sconosciuto, un coso lungo, dalla faccia sinistra.

Ansperto si tirò istintivamente indietro, facendo scricchiolare, nella furia dell’atto, il suo seggiolone di quercia.

— Chi sei tu? — domandò egli frattanto, con la voce chioccia e soffocata dell’uomo sbigottito.

— Niente paura, messer canonico! — disse io sconosciuto, restando ancora con cavalleresco ritegno nel vano dell’uscio. — Son uno che tu hai chiamato dianzi più matto del Matto. Che credi tu? che ad un par mio non possa venire il ticchio di prender moglie? È una scioccheria che tutti, qual più, qual meno, la fanno, e non sono da annoverarsi tra quelli