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— Alla prova si scortica l’asino; — conchiuse Ansperto, facendo bocca da ridere. — Oh, dunque, sia lodato il cielo, tu sei persuaso di questo. Così potess’io persuaderti dell’altro! Ma confidando nell’aiuto del Signore; — aggiunse sospirando il canonico. — Almeno sii giusto, o Rainerio, e se quel povero ragazzo degli Arimani lavora come ha promesso, mostrando di poter vincere i suoi competitori, tu non negare a Marbaudo ciò ch’egli avrà guadagnato. —

Rainerio non istette più oltre a sentire la predica; se ne andò, non credendo più al diavolo, ma avendone, vi so dir io, uno per occhio.

In materia d’occhi, debbo soggiungere che Ansperto non potè quella sera chiudere i suoi, come faceva di solito, per il gusto di schiacciare un sonnellino, prima di recitare il resto delle sue ore.

— In un giorno! — andava borbottando egli. — In un giorno! Ma quello è un matto, senz’altro. E il castellano voleva che fosse.... l’avversario! Eh via! l’avversario ha ben altro da fare che occuparsi di queste piccolezze. E