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— Ecco per l’appunto quel che pensavo ancor io! Se non fosse?... — gridò Ansperto, dando una rifiatata di sollievo. — Te lo avevo detto fin da principio: questo è un matto più matto del Matto.

— In verità — riprese il castellano — aveva certi occhi spiritati!...

— Come i matti, naturalmente! — replicò Ansperto. — I matti guardano tutti cosi. Ed anche nel discorso avrai notate le stravaganze.

— No, se togli la millanteria di falciare il prato in un giorno, dall’alba al tramonto. Parlò franco, dopo avermi dato il suo nome di Legio.... un nome breve, come vedi, e facile a dirsi.... Parlò franco e spedito, come uno che ha girata la sua parte di mondo; ma infine, non disse nulla che potesse farlo credere più savio di un altro. E sono sciocco io, — soggiunse il castellano, — a mettermi in testa certe idee. Se è il diavolo, vedremo le corna, e faremo il segno della santa croce; non è vero? Se è un matto, come tu pensi, e come incomincio a crederlo anch’io, lo vedremo fallire alla prova.