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gara che quattro: Marbaudo, naturalmente, che era pronto ad ogni sorte peggiore; due uomini di masnada, creature di Rainerio, e un povero villano, giovane e forte, si, ma di cervello balzano, che a Brania, dov’era nato, e nelle terre circostanti, chiamavano il Matto.
Di un quinto, e sconosciuto, si era dubitato che potesse presentarsi in gara anche lui, perchè due sere innanzi il gran giorno, essendo egli seduto ad una panca d’osteria, e udendo parlare della grande impresa, aveva esclamato:
— Bella forza, in tre giorni! Io ho veduto il prato, e mi sentirei di falciarvelo in uno. —
Ma a quella smargiassata gli astanti avevano fatto spallucce; ed uno di loro aveva anche soggiunto, per chiosa:
— Affeddidio! Tu sei più matto del Matto. —
Lasciamo stare i discorsi dei contadini all’osteria, e andiamo a fare una visitina al canonico Ansperto, nel chiostro di Santa Maria.
Se si volesse argomentare dall’aspetto che quell’uomo era molto contento di sè medesimo, si direbbe una grossa bugia, tanto è