Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/18


— 12 —


dieci. Volevo dire la passione per quella donna che abita in casa mia.

— Che circonlocuzioni! Non son più da notaio. Dite vostra moglie; dite la vostra padrona.

— Eh, lei mi capisce egualmente. Così, è avvenuto che io son rimasto appiccicato a quest’angolo di mondo, a questo pezzo d’Italia, come lo chiama lei, e di studi notarili non si è parlato più mai. Faccio il cocchiere, ho hop!

— Non ve ne lagnerete, io spero. Si vive per qualche amore, di persona, o di cosa; il resto non vai nulla, neanche il notariato. Ma voi mi dicevate poc’anzi del prato del Diavolo. Che storia è questa?

— Oh, una storia bellissima, che mi han raccontata tante volte i miei vecchi.

— E antica, probabilmente, — osservai. Dove c’entra quel personaggio lì, bisogna sempre risalire qualche secolo indietro. Messer Lucifero ai dì nostri non si lascia veder più dalla gente.

— Scusi, ma io debbo dirle che vive in errore. Si figuri che in una certa notte d’ogni