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dare a sé stesso che spirito maligno gli avesse generato in casa quella indiavolata ragazza. Ah, gli perdonasse quella buon’anima di sua moglie il sospetto ingiurioso! ma egli non riconosceva più in quella stizzosa fanciulla il suo sangue.

Marbaudo si avviò la mattina seguente a Cairo, per presentarsi al castellano Rainerio.

— Ah, sei qua, tu? — gli disse il nero personaggio. — Scommetto che vieni per farti scrivere tra i falciatori della gara.

— Per l’appunto, mio signore: — rispose Marbaudo, arrossendo, ma con accento risoluto.

— Gran giornata vuol esser quella, per voi altri, aldioni e innamorati! — riprese il castellano, ghignando. — Ma intanto ecco una giornata che incomincia male, e vuole seguitar peggio, per me. Non siamo ancora a terza, e tu sei gia il settimo. Quanti sarete a nona?

— Come, — aveva esclamato Marbaudo, turbato da quella ressa di contendenti.

— Sicuro, già il settimo; — rispose Rainerio. — ciò significa che sei innamorati si sono fatti già scrivere nel registro prima di te.