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veduto il banditore, con la sua masnada; e si era fermato a sentire; e la lettura dell’editto comitale lo aveva fatto tremare e fremere di sdegno, parendogli grave offesa, non pure all’amor suo, ma alla dignità di Getruda, quello strombazzare in piazza il nome di lei. È sempre cosa spiacevole udir nominare in pubblico luogo la donna che si ama. Chi proferisce quel nome ha sempre l’aria di profanarlo. E quella, per Marbaudo, era una profanazione in cui egli sentiva la mano del castellano Rainerio. Tutti, frattanto, mentre il banditore leggeva, tutti si voltavano a guardare Marbaudo; e Marbaudo avrebbe voluto, in quel punto, essere due spanne sotterra.

Rimase immobile, con la fronte abbassata, fin tanto che il banditore non ebbe terminata la sua lettura. E però non vide Getruda e Dodone che si allontanavano solleciti, a mala pena conobbero di che si trattasse in quella pagina comitale. Come il banditore ebbe finito di leggere, ed anche di commentare il suo testo, qualcheduno si avvicinò a Marbaudo, per dirgli: