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— Ecco una bella pensata, — diss’egli, — che potrebbe mettere a segno il pazzo Dodone e quell’altro sciocco predicatore del canonico Ansperto. Se trovano uno che falci il maggese di San Donato in quattro dì, lo antepongono a Marbaudo; se ne trovano un altro che sia capace di falciarlo in due dì, lo antepongono a quest’altro.
— Orbene, — riprese Getruda, — interponi la tua autorità, bel castellano. Persuadi mio padre a far questa prova.
— Farò meglio! — borbottò Rainerio. — Farò meglio! Non è neanche necessario persuadere Dodone. Una parolina al conte Anselmo, quando io gli porterò i lucenti oboli d’oro del fondo di Croceferrea, e avremo messo in un bell’impiccio quel rustico Marbaudo, che tutti vogliono dare per marito alla bellissima Getruda. Promettimi di tener fermo per tutta la settimana.
— Anche per due; — rispose Getruda. — Mio padre vuol rompermi le ossa; ma non vorrà mica ammazzarmi. —
Rainerio le prese la mano e la strinse forte