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obblighi del mio ministero. Sono il confessore della fanciulla di Croceferrea; e il consiglio che io potrei darle sarebbe conforme all’utile suo e della sua casa.

— Ma non all’utile della casa di Aleramo, — replicò Rainerio.

— Come? — si provò a dire Ansperto. — Così alte ragioni si opporrebbero a così umile negozio di povera gente dei campi?

— Di questo è giudice il conte; — ribattè Rainerio; — e per lui ne son giudice io, investito da lui della autorità necessaria.—

Ansperto s’inchinò, ma non si diede ancora per vinto.

— Diamo a Cesare quel che è di Cesare; — mormorò egli. — Io m’attengo al modesto uffìzio di consolare gli afflitti e di guidare le anime dei fedeli sulla via della salute.

— Per il mondo di là; — soggiunse Rainerio.

— È giustissimo. Noi pensiamo al mondo di qua; ognuno di noi nella misura assegnata. Io sopraintendo alle terre del conte Anselmo e a coloro che ci vivono, per farle fruttare. Il conte sa, per mezzo mio, che cosa