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anche leggeri, ma pur sempre sufficienti a destare l’attenzione e il sospetto di un padre. Il castellano Ramerio, orgoglioso uomo, ed anche naturalmente occupato in cento cose diverse, era sempre lassù, quasi ogni giorno; e a farlo apposta ci capitava nelle ore che Dodone soleva trovarsi lontano da casa, o nei maggesi della valle, o lungo le ripe dove prosperava la vite.

Fin qui, non parve al canonico Ansperto che ci fosse argomento di vero e giusto sospetto. Se il castellano andava così spesso a Croceferrrea, si poteva anche credere che lo facesse per esercitare, in nome del conte Anselmo suo signore, visibili atti di padronanza, tanto più necessarii quanto era più disputabile il possesso.

Quanto all’ora scelta per recarsi lassù, niente era più naturale che, desinando tutti, ricchi e poveri, alla medesima ora, anche il castellano Rainerio desinasse all’ora di Dodone, e perciò non potesse giungere al podere di Croceferrea mentre Dodone era in casa. Ma egli si fermava molto a discorrere da