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ben pochi, perfino in Roma, nella sede apostolica, che la possedessero intiera, dalla Genesi ad Esdra. Veramente, così per le lettere sacre come per le profane, quella era una notte barbarica.

Ansperto accolse con benignità il vecchio Dodone, e fattolo sedere al suo fianco, gli domandò che cosa volesse.

Si trattava della figliuola di Dodone e del pericolo che essa correva, insidiata da uomini che non l’avrebbero sposata, e riluttante al partito che le proponeva suo padre.

Com’ebbe udite così a occhio e croce le angustie del vecchio, il canonico Ansperto si pose sul grave, e non volle dare i soccorsi del suo ministero, senza premettere un po’ di morale.

— Tutto ciò, — diss’egli lentamente, — non è senza un alto perchè. La divina Provvidenza ti manda un salutare avvertimento, o Dodone. Tu potresti far fede che il manso di Croceferrea appartiene alla curia d’Alba, e non hai lingua per farti vivo.

— Che ci posso far io? — rispose il vecchio.