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e allora dalle terre circonvicine, da Cairo, da Dego, da Cosseria, da Millesimo, calano sempre in forma di cacciatori, e magari senza fucile, parecchi amici comuni. Son capitati a caso; sono accolti a gran festa. Il cuoco non si spaventa, e il cantiniere molto meno del cuoco.

Già il cantiniere ha l’uso lodevole di non togliere dai Rivèi il vino che si spreme ai Rivèi; una sacra costumanza impone di andarlo a bere lassù. Il cuoco è il più matto e il più prodigo dei cuochi. Già, son tutti cuochi, nella brigata: uno solo escluso, e per la semplicissima ragione che, quando lavorò lui al fornello, mandò a male ogni cosa.

Questo cuoco mal pratico, voi già l’indovinate chi sia. Ed egli non si lagna di questa esclusione; anzi ne approfitta, per giungere l’ultimo sulla faccia del luogo. Gli altri vanno di buon mattino; egli non parte mai che dopo l’arrivo della posta. È l’uomo che aspetta la posta; e così avviene che possa recare ai cinque o sei cuochi in faccende le notizie di una cucina più vasta, sebbene tanto meno gustosa,