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— Colla tua! — proseguì il Lorenzini, tra le risa dell’assemblea; e frattanto si trasse nel tondo un’altra dozzina di gusci pieni.

Tra Templarii la celia era permessa, anco se andasse un poco fuori di riga. Il Giuliani aveva messo fuori questa legge, che dopo le undici di sera non fosse più lecito aversela a male per cosa alcuna che altri dicesse. Però il Savioli si lasciò dare tranquillamente dell’asino, e tirò innanzi.

— Colla mia, o colla tua; fatto sta che ti piacciono maledettamente, le ostriche, e le mandi giù senza misericordia.... per noi....

— L’ostrica, — sentenziò il Lorenzini, in quella che ne alzava una all’altezza delle labbra, — è la regina dei molluschi, ed io, quantunque acefala, non dubito di proclamarla superiore all’uomo.

— E alla donna per conseguenza; — notò l’avvocato Emanuel.

— Oh, questo poi, no!

— Sentiamo quest’altra! — disse capitan Dodero. — Il Lorenzini ha ancora più paradossi in corpo, che ostriche.

— La donna, — proseguì il Lorenzini, col suo piglio cattedratico, — è una cosa....

— Una cosa! — sclamò, interrompendolo, in atto di maraviglia, il Savioli.

— Una cosa, sicuro, una cosa che non patisce confronti, nemmeno col sole e coll’altre stelle, perchè essa è la cosa più divina dell’universo. E te lo provo, come due e due fanno otto.

«Io ti dimostrerò con belle prove» — canticchiò Marcello Contini, dall’altro capo della tavola, — «Che la terra si bagna allor che piove.»

— Chètati, Orfeo! — gridò il Lorenzini. — Io dico e sostengo, anche se m’aveste a pigliare per un poeta, che la donna è cosa tutta divina, o poco meno. Ne ho veduta una, quest’oggi, in via Luccoli, per la quale darei, Dio mi perdoni, tutte le ostriche che sono ancora nel piatto.

— Bello sforzo! — esclamò il Giuliani. — Ce n’hai lasciate sette.

— Anzi, mi piglio anche queste, e proseguo. Credete alla Sacra Scrittura?

— Siamo gente battezzata! — rispose per tutti il gran maestro Dodero.

— Orbene, narra la Sacra Scrittura che Iddio in principio creò il cielo e la terra....