Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/297

giorno che la vidi per la prima volta; dovevo ricordarlo innanzi di avvicinarmi a lei, e di accogliere in seno una bugiarda speranza. Ma, che volete? ero un fanciullo. L’ho amata; come si vive, come si respira, per arcana necessità, senza darmene ragione, senza pure averne coscienza. Fui pazzo, a credere che un giorno ella avrebbe potuto aver compassione di me; pazzo, tre volte pazzo! L’amore è il pane degl’infelici. Bisogna aver patito, per intendere che sia, come faccia dimenticare il mondo, i suoi dolori, le sue fallite promesse, una dolce parola, un sorriso, un bacio della creatura che soffre con noi. Essa ebbe assai miglior sorte. Chi più di lei felice nel mondo? Quali venture le mancarono, quali promesse della sua gioventù le vennero meno? La sua vanità ebbe un trono, un altare; e colassù giungono i profumi: ma la nube vaporosa non consente di scorgere il volto; l’altezza non consente di udire la preghiera degli adoratori modesti. E sta bene: il mondo è vanità. A che l’amore? Questo affetto malnato, a cui non è un tormento, è una nausea. Dovevo capirla, tener chiuso il mio segreto nel profondo del cuore, affogarlo nella mia rabbia, non darlo, come ho fatto, in balìa dello scherno.

- Aloise, suvvia, siate uomo; poichè così bene conoscete il dolore, abbiate l’ardire di guardarlo in faccia. Siete giovine e forte; l’insegnamento vi giovi. Rifate la vostra vita. Aloise; provate la voluttà, amara ma nobile, dello aver vinto voi stesso. Lo avete ieri veduto; pur dianzi, in quelle tristi pagine, si sono offerte ai vostri occhi le fila sottili e lontane che vi dovevano involgere. Stringerete voi, colle vostre mani, il nodo che già stava per rompersi? Darete voi la vittoria ai vostri nemici? Vivete, Aloise, i dolori come il vostro, non devono distruggere, ma ritemprare la vita: l’uomo antico sparisce, e in noi sottentra un altr’uomo, più forte, più animoso, più sperimentato alle pugne.

- No, vi adoperate invano; - rispose il giovine, - io non valgo più a nulla; io sono mortalmente ferito. Amo, amo fieramente, disperatamente amo; non lo avete voi inteso? Questo male non ritempra le forze; di questo male si muore. Non lo credete? Ah, voi non avete amato mai al pari di me, da lunghi anni, senza speranza, colla maledizione soffocata nel cuore!...

- Ingiusto! disse il vecchio, con accento di arcana mestizia.

- Perchè? - dimandò Aloise, che lo vide impallidire ad un tratto.