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Pervenuto a questo punto della lettura, Aloise si fermò, chè gli si offuscava la vista. Il povero giovine sentì come uno schianto al cuore, e le ciglia gli si inondarono di lagrime.

Il duca di Feira, che stava immobile al suo posto cogli occhi intenti su lui, si alzò per recargli conforto; ma egli, udendo il vecchio gentiluomo accostarsi, con un gesto concitato lo trattenne.

- Perdonate, - gli disse, in quella che si tergeva le lagrime, - perdonate un atto di debolezza a chi legge la sua sentenza. Vedete? - soggiunse poscia, svolgendo un’altra pagina del volume. - Ci sono ancora due lettere, e sarà tutto finito. -

Il vecchio gentiluomo non disse parola; ma rimase in piedi, poco distante da Aloise, ben vedendo che la crisi era vicina.

Intanto il giovine, con un pugno stretto, puntellato sulla scrivania, una mano aggrappata al seno, quasi volesse lacerarlo, e mormorando rotte parole di amarezza ineffabile, ripigliò la lettura.

La prima delle due lettere con cui si chiudeva il carteggio, era breve. In que’ pochi versi era annunziato il viaggio imminente dei Torre Vivaldi a Parigi. «Volevo farti una improvvisata (diceva la marchesa) ma non mi riesce, poichè il signor di Montalto giungerà a Parigi di questi giorni, e Antoniotto ha voluto dargli una commendatizia per tuo marito. Or dunque, sappilo da me, innanzi che venga a dirtelo il marchese di Montalto; tra quindici giorni, a Dio piacendo, verrò a salutarti. Rimarrò un mese sulle rive della Senna, come si dice poeticamente, e vicino a te, il che è più poetico ancora e più grato. Eccotelo dunque, mentre starai aspettando il mio arrivo, eccotelo dunque, il Montalto, che ti premeva pur tanto. Vedrai questo lion genovese dalla criniera arruffata, e son certa che colle tue grazie verrai a capo d’ammansarlo, e lo renderai più piacevole; che in verità non è tale gran fatto, almeno per me. E tu stessa, chi sa? potresti anche far come tanti, come quasi tutti qui in Genova, trovarlo grazioso ed amabile....»

Ora, qual sembrasse Aloise alla graziosa viscontessa di Roche Huart, i nostri lettori già sanno. A lei che d’uomini intendeva un tantino, era parso perfetto. Ciò forse era troppo; la Ginevra, dal canto suo, non aveva voluto ammetterne la minima parte. Ed era naturale; che ad intendere un cuore occorre aver cuore; non troppo, s’intende, nè aperto a troppi;