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o per una sorsata di Bordò mandata giù poco prima. - Un po’ leggerina se vuoi, un po’ oca; ma che rileva? Non ho mica a imparar da lei algebra, nè trigonometria! Ella, a dirtela di passata, non ci ha angoli da far studiare; è una sequela di ammirabili curve. Tutti quei pregi che fanno gradita una dama nella civil compagnia la Monterosso li ha; l’arguzia, quello spolvero d’ingegno che le manca, lo sa pigliare da chi l’avvicina, e così accortamente, che neppur te ne avvedi. Hai osservata la luna? Dicono che sia opaca; pure essa risplende. A me non fa caso che ciò le avvenga per ragion di riflesso; m’illumina, e basta. Tu l’hai veduta (parlo della Monterosso, e non della luna) in casa della Ginevra! or dimmi, anche senza tanti sfolgoreggiamenti di spirito, non sa ella tenersi a pari di tutte le sottigliezze, di tutte le delicature della superba castellana? Ella ci ha per giunta un po’ d’anima, di fuoco, di gasse; ella sente d’esser nata per l’uomo, e questo è l’essenziale.... per l’uomo. Io l’amo, adunque; sono nel tenero, e piacendo ai Numi, navigherò un giorno nel dolce.

- E puoi durarla così placidamente? - chiese ammirato il Montalto. - L’attesa non ha angosce, non ha agonie per te?

- Dio è grande, - sentenziò il Pietrasanta, - e la donna è la ministressa delle sue misericordie.

- Tu sei felice!

- Certo! Che cosa mi manca? Un po’ di giudizio, qualche volta, un po’ d’ingegno come il tuo, sempre....

- Eh via! - disse Aloise, dandogli sulla voce.

- No, no, lasciami seguitare. Anch’io mi conosco; è questa la parte d’ingegno ch’io ho. Del resto non me ne accoro; io non ho da inventar nulla, nè la stampa, nè la polvere da cannone. Ho capito che cos’è il mondo, e per dargli a’ versi mi basta saper fare il nodo alla cravatta (vedrai che un giorno tornerà l’uso dei nodi belli fatti, e si avrà fama senza fatica), vestire attillato, aver belle pariglie e un bel nome che sappia d’antico. Il mio risale al 1200, ed era allora già celebre. Un Pietrasanta venne da Milano podestà dei Genovesi, e ci si accasò, come i natali del tuo umilissimo servo dimostrano. Ti par poco? Molti c’invidiano queste picciole cose, che io darei tutte a mazzo, qualche volta, per uno di quegli ingegni robusti che fanno operare le grandi. Vorrei esser te, anche senza la memoria de’ tuoi dogi; vorrei essere il Salvani, che andrà molto innanzi, se la fortuna, come n’ha debito, darà la mano al valore; ma,