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- Sì; - rispose ella con un fil di voce, mentre il suo cuore, sentendo avvicinarsi il gran punto, si gonfiava per la commozione.

- Della fanciulla, forse? - chiese il gesuita.

- Sì.

- Come va ella?

- Oh, molto meglio!

- Ne godo; - disse Bonaventura, col medesimo severo accento con cui avrebbe detto: me ne duole. - E finalmente si sarà piegata ad accettare il partito che le avete profferto.

- No, padre.

- No? è male, assai male! - tuonò Bonaventura. - Ma voi. Lilla, ne son certo....

- Io, - si affrettò a dire la marchesa, che non poteva più sostenere la battaglia a monosillabi, - l’ho tratta ieri dal monastero. -

Un fulmine scoppiato a’ suoi piedi non avrebbe fatto più colpo sull’animo del Gallegos, di quello che gli fece la risposta, buttata là a precipizio, della marchesa di Priamar.

- Voi! - esclamò egli, balzando dalla scranna. - Voi avete fatto ciò?

- Io, sì! - proruppe la marchesa; - io, che non potevo resistere più oltre allo strazio di quella povera creatura.

- Siete voi pazza?

- Sono madre!

- Ah sì, lo avevo dimenticato! - ringhiò con accento di profonda amarezza il gesuita.

E senza badare alle buone creanze, si diede a passeggiare concitato nel salotto, collo sguardo basso, i denti stretti e i pugni chiusi sul petto, come un lottatore che si prepari alla riscossa. Ma veramente egli non sapeva come avrebbe potuto rifarsi; mille pensieri gli turbinavano confusi pel capo; il sangue gli gonfiava le vene pel collo toroso, e gli martellava alle tempie.

Passeggiò a lungo in quel modo; indi, come un uomo che abbia preso una deliberazione, mosse impetuoso verso la signora, e si piantò dinanzi a lei con un piglio feroce che la fece dar indietro sbigottita, e con un accento da cui trapelava tutta la rabbia ond’era invaso, le dimandò:

- Dove è ora, la figlia di Paris Montalto?

- In casa mia; - rispose con voce spenta, ma ferma, la marchesa di Priamar.

Bonaventura stette silenzioso un tratto, squadrandola con occhi