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— Proseguite!

— Dov’era un certo foglio di carta.... una specie di ruolino di compagnia.

— L’avevano dimenticato! — disse Lorenzo con accento di dolore.

— Sì, ma gli è caduto in mia mano, e mi servirà per accendere Biancolina, una eccellente spuma di mare, che consola i miei ozi pomeridiani.

— Grazie! — soggiunse Lorenzo, respirando; — grazie, non per me, ma per gli altri!

— Che diamine! — disse di rimando il Nelli. — Siamo amici, o non siamo? Io fo il soldato e non lo sgherro; combatto, non lego. Se vi avessi incontrati in armi, avrei comandato il fuoco; il resto non mi risguarda, e se c’è un amico di mezzo, mi adopero a salvarlo. Ma badate, Salvani; voi siete accennato a palazzo Ducale come uno dei capi della rivolta; si citava appunto il tentativo della Darsena come una impresa che doveva esser guidata da voi. Perciò, come addetto al comando generale, ho scelto di venire da questa parte, e la fortuna, che ama i soldati, quando non fa buscar loro una palla in petto, mi ha usato cortesia da gentildonna. Or dunque, io vi consiglio a non tornare in casa vostra, questa notte. Avete amici a cui chiedere ospitalità? andate da essi; io non vi ho veduto, non vi conosco. —

E finita la sua orazione, il cortese capitano profferse la mano, in atto di commiato, al suo avversario.

— Voi avete un cuor d’oro, signor Rovereto! — disse il Salvani, stringendo quella mano tra le sue.

— Che! che! Se foste voi ne’ miei panni non fareste lo stesso? Non imitereste l’esempio di que’ due amici dell’antichità, che, incontratisi in campo, si strinsero le destre, in cambio di uccidersi, e barattarono le armature? Glauco e Diomede! Bei nomi! E i tempi in cui vivevano di tali valentuomini, ora si chiamano barbari!

— Siete tutti classici, quest’oggi! — notò, sorridendo, il Salvani. — Il Pietrasanta, stamane, pensava all’Eneide; voi questa sera mi citate l’Iliade. Il fatto è che gli uomini generosi e cortesi sono di tutte le età, e niente c’è di nuovo sotto il sole, nemmeno la tolleranza scambievole delle opinioni, che ha in voi un così nobil campione.

— Ah, Salvani, Salvani, se comandassimo noi?

— Che cosa fareste, se comandaste voi, Rovereto?

— Io?... Vorrei anzitutto che non ci fosse più un palmo di terra italiana, dove rimanessero tirannelli a dividere, e forestieri a comandare.