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occhi che paiono volermi passare fuor fuori. Hanno a ridere de’ fatti miei! dico io tra me e me; coraggio, Salati, e passiamo pure per un merlo spennacchiato. Ma ecco che il mio uomo, altrettanto cortese nei modi, quanto m’era parso ironico nelle sue guardate, mi domanda: Ha Ella le cambiali di questi signori? Eccole. E cavato di tasca il portafogli, metto sott’occhi al signorino i quattro pagherò del Marsigli. Me li guarda attentamente, li ripone su d’uno scaffaletto, e accennandomi un altro lato della sala, mi dice colla sua vocina di flauto: I denari ci sono, e si pagano a Vossignoria fin d’oggi, tanto perchè non si pigli la briga di rifar le scale domani. - Argomentate il mio stupore; mi pareva di sognare. Intanto il giovinotto mi addita la cassa, all’altro lato della sala, e ad alta voce comanda al cassiere di consegnarmi cento biglietti da mille, salvo che (aggiunge egli) non mi torni più comodo aver la somma in oro. - Non occorre, rispondo io; la carta fa meno ingombro. E lì, tra i sorrisi del signorino e gl’inchini del cassiere ad ogni biglietto che sfoglia, intasco centomila lire, e me ne vado, non senza correr risico di sfondar l’invetriata, nello andare a ritroso, come le ballerine quando ringraziano il colto e l’inclita.

- Maledizione! - urlò il Collini, che si era contenuto fino a quel punto, per sentire tutti quei particolari. - Tutto ciò è strano, assai strano. Donde l’ha avute, quelle centomila lire? Ma che dico l’ha avute? Donde l’hanno avute i Teirasca? Perchè egli di certo non le ha snocciolate....

- A caval donato non si guarda in bocca, - sentenziò placidamente il Salati. - Abbiamo fatto un negozio stupendo. Di sessantamila abbiamo centomila in due mesi; abbiam messo il nostro denaro, se la memoria non mi gira nel manico, all’interesse del dugenquaranta per cento. L’andasse tutti i mesi così! Ma purtroppo, si dà il più delle volte del naso in certi spiantati, in certi matricolati furfanti, che a far saldo con loro, ci si rimette quel po’ di guadagno su cui s’era fatto assegnamento.

- Oh voi non vedete altro che il guadagno! - brontolò il Collini, che andava a passi concitati su e giù per la camera.

- E per che cosa ci siamo noi uniti in ragion di commercio, di grazia? - dimandò candidamente il Salati.

Il Collini gli rispose con una crollata di spalle, e continuò borbottando la sua passeggiata.

- Ma scusatemi, veh! - proseguì l’altro, che non sapeva capacitarsi di quella stizza del compagno. - Poco fa, ho creduto che fosse meraviglia, e mi parve naturale. Anch’io,