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bianchi come la neve, biglietti da mille, e puri di macchia, non già col peccato originale della firma falsa, come le vostre cambiali. Cento da mille, fanno centomila, e quel che è più strano, che sa di miracolo, venuti ventiquattr’ore avanti la scadenza. Ma che c’è? che cos’avete, Collini? -

Il Collini, veduti i biglietti, era rimasto come fulminato, e, sentendosi venir meno le forze, s’era lasciato cadere su d’una scranna. Alla dimanda del Salati non rispose parola; forse neppure la udì, tanto era turbato.

V’ebbero alcuni minuti di silenzio, non interrotto che dal respiro affannoso del medico e dallo strofinìo dei biglietti che il Salati andava rimettendo in ordine, da quell’ometto aggiustato ch’egli era. Il Collini che s’era messe le palme alle tempie e stringeva forte quasi per tema che avessero a scoppiargli, finalmente si volse al compagno, e con occhi stralunati, con voce soffocata, gli chiese:

- Ma ditemi, per l’anima mia, com’è ciò avvenuto?

- Vi contento subito, purchè mi lasciate parlare. Al tocco mi son mosso di qui per andare dai fratelli Teirasca, come mi avevate raccomandato di fare. La vuol finir male, dicevo tra me. Il Marsigli non sa nulla; il Montalto non ha quattrini, e que’ signori mi rideranno sul muso. Ma lasciamo anche stare la trista figura che io ci farò, di capitalista corbellato; si avranno a far delle spese; bisognerà pigliarsi la noia di andar per giustizia, e i denari, arrivedelli! Metteranno quel giovinastro in gattabuia; bel guadagno! Il nostro Collini ci avrà perso sessanta mila lire.

- Le perdevo del mio! - interruppe il Collini.

- Lo capisco; anzi, a dir vero, non perdevate nulla, poichè l’altro negozio delle case l’avete fatto voi, e ci avete guadagnato ben altro. Comunque sia, poichè il guadagno non conta, ecco sessantamila lire andate al diavolo, dicevo tra me, nel mettere il piede in quel vasto cortile del palazzo Teirasca. Un bel palazzo, Collini! Dicono che sia di Galeazzo Alessi. Uno stupendo edifizio, in fede mia, e può valere cinque volte questa somma che ci è capitata per miracolo. Quando l’avremo noi, un palazzo come quello, da metterci il banco Cardi Salati e compagno? Basta; salgo le scale, entro nell’anticamera del banco Teirasca, e mi affaccio alla cancellata. - In che possiamo servirla? mi domanda un giovinotto di pelo rosso come voi. - Son venuto, rispondo, per vedere se Luciano Marsigli ha fatto provvigione di denaro a questo banco, per pagare quattro obbligazioni che scadono domani, quindici ottobre. - L’altro mi guarda un tratto, con certi