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- E adesso, - ripigliò il Collini, - io che non ho i vostri presentimenti, me ne andrò difilato al banco, per udire a che punto sia la faccenda. Certo, a quest’ora, il Salati e il povero Marsigli sono già andati a palazzo Ducale.

- Andate, andate, e portatemi buone notizie stasera.

- A che ora sarete in casa?

- Alle dieci.

- A rivederci dunque, e intanto provvedete alle mie nozze. Bonaventura gli rispose con un cenno del capo, in quella che si muoveva per accompagnarlo all’uscio.

E crollando il capo se ne tornò nella sua camera, quando il Collini fu uscito.

- Vedremo! - diss’egli tra sè. - L’è andata troppo bene, finora, e non vorrei che cominciasse a cangiare.



XXIV.

Che potrebbe, in via di metafora, intitolarsi "La prima ai Corinzii"

Sono le quattro dopo il meriggio, ora in cui il ceto dei negozianti suole aver posto fine al lavoro, e i granaiuoli, i sensali, i cambiatori, e simili, chiuso il banco, lo scrittoio, il telonio e via discorrendo, se ne vanno da buoni padri di famiglia ai taglierini domestici. Ma non è chiuso ancora il banco Cardi Salati e C., nè accenna a volersi chiudere così presto, poichè in anticamera c’è ancora il galoppino, che sonnecchia a gomitello sulla sponda d’un tavolino, di rincontro alla finestra, aspettando che qualcheduno lo chiami dalla seconda camera, ove sta un giovine di banco, o dalla terza, che è il sancta sanctorum dei due principali.

Il banco sullodato (passateci l’aggettivo) era al terzo piano d’una casaccia nerastra, posta in una di quelle viuzze che adornano i pressi della via San Luca. Ci si ascendeva per una scala stretta, buia, umidiccia, ogni pianerottolo della quale godeva, la mercè d’una smilza apertura decorata del nome di finestra, non già la luce, perchè la luce è una cosa chiara, ma un’ombra crepuscolare, bastante a lasciar vedere le centinaia di ragnatele polverose che spenzolavano nel vano