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Restringendoci per ora a dipingere l’uomo estrinseco, non diremo che pensieri fossero i suoi. Nè dal volto di lui era dato indovinar l’animo, come pure si argomentano di poter fare taluni. In quel volto, che doveva essere stato bellissimo, era alcun che di concentrato, di buio, che non lasciava trapelare nè arguire nulla di certo. Si sarebbe potuto dire un volto di gran diplomatico, se non si sapesse che l’aria chiusa, il far misterioso di questa gente, anzichè dall’indole loro, deriva dallo ignorare alcune volte gli arcani dei loro governi, e quasi sempre dallo aver sperimentato la mutabilità della ragione di Stato a cui servono. Che avesse patito, si poteva anche credere; ma chi non ha patito a questo mondo? Meglio sarebbe il dire che aveva vissuto, e vivendo aveva imparato come si debba nascondere l’animo suo a quella moltitudine di sciocchi o di malvagi, che sono, giusta i computi più recenti e più accurati, i due terzi del buon genere umano.

Quest’aria di mistero spiacerà, ne siamo certi, alle lettrici impazienti; ma spiacque maggiormente al Giuliani, che ricordava di aver visto quell’uomo, e non sapeva più dove, che lo considerava attentamente e non ne raccapezzava nulla, neanche l’origine. Vestito con quella severa eleganza britannica che è ormai diventata il privilegio dei gran signori d’ogni paese, lo sconosciuto parlava italiano con rara sceltezza di vocaboli e con accento rotondo, armonioso, che arieggiava il romano, senza esser tale a dirittura; ma la costruzione delle frasi sapeva un tantino di forestiero. Certo egli era nato altrove, e vissuto a lungo in Italia; ma di qual parte del mondo civile egli fosse, non era dato al Giuliani d’intendere. E questo aguzzava la curiosità, e colla curiosità la diffidenza del giovine.

- Orbene, Giuliani, - disse Lorenzo, poichè ebbe finita quella bisogna preliminare della presentazione, - c’è egli del nuovo a Genova?

- Del nuovo.... secondo i casi; - rispose il Giuliani con aria di riserbo, che non sfuggì all’attenzione di Lorenzo.

- Potete parlar liberamente; - soggiunse questi. - Il signore non è straniero alle mie sventure, e potete considerarlo come un fratello. -

Lo sconosciuto fece un gesto amorevole, quasi un inchino, alle parole di Lorenzo. Ma nè l’atto di lui, nè la fiducia di Salvani, toccarono il cuore al giornalista.

- Questo poi passa ogni misura! - pensò egli nel più riposto della sua coscienza. - Non lo conosco; non mi si dice neppure il suo nome; ed io dovrò aprirmi con lui? Fossi matto! -