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- Vedete dunque, Michele, che non c’è nulla di guasto. Vi siete fatto sospettoso, da un pezzo in qua, diffidente come una lepre. E non eravate mica così nel passato; che anzi....

- Ah, signor Giuliani! chi è stato scottato dall’acqua calda una volta, ha paura della fredda. E dico questo a mo’ di proverbio, che per verità l’acqua m’è venuta a piacere, d’ingrata che m’era, e il vino lo assaggio, ma non ne bevo mai più d’un sorso. Quello è un briccone; ma gli ha finito di giuntarmi, di cavarmi i segreti di bocca. Veda, signor Giuliani, io mi trovo certe volte a non aprire le labbra, per timore che m’esca il fiato e vada negli orecchi di quella brutta gente. Ora, mi scusi, veh! se batto sempre il medesimo chiodo; ho una paura maledetta che vengano a indovinare....

- E che cosa, di grazia? Che la signorina Maria non poteva esser dimenticata da Lorenzo Salvani? Che Lorenzo Salvani ci ha degli amici? Che questi amici lo aiuteranno secondo il poter loro, a render pan per focaccia? Ben sarebbero scemi d’intelletto, se non lo avessero argomentato alle prime! Ora, che cosa potrebbero sapere di più? Il filo che può condurli in questo labirinto s’interrompe qui; essi avranno sentore d’una insidia, ma senza intendere dove ella sia tesa, e in che modo. Questo è l’essenziale; ma questo non sapranno di certo. Noi abbiamo il loro segreto; essi non hanno il nostro. State di buon animo. Michele; fate il vostro dovere, io farò il mio; il nostro Deus ex machina farà il suo. E riderà bene chi riderà l’ultimo.

- Non ho ben capito che cosa Ella si voglia dire, colla sua macchina; - soggiunse Michele; - ma le dico amen dal profondo del cuore.

XX.

Nel quale si fa la conoscenza d’un nuovo personaggio, che non giungeva altrimenti nuovo al Giuliani

Per intendere la sicurezza del Giuliani, e come e perchè egli si facesse agevole ogni cosa, egli che aveva dovuto sudar tanto e stillarsi il cervello, solo per iscoprire un filo di quella trama tenebrosa che circondava la casa dei Salvani, bisognerà tornare parecchi giorni indietro, non senza aver prima rammemorato in succinto le cose fatte dall’animoso