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più d’una di quelle Madri. — Ed Ella non le mette mica in conto, le gazzette che io....

— Basta, basta! — gridò la badessa, dando sulla voce a lui e accennando alla conversa che si tenesse la lingua tra’ denti. — Non è da noi il trattenerci qui a garrire con un pari vostro, così indurito nelle male opere.

— Metta che io sia una stiappa di merluzzo; — non potè tenersi dal rispondere il gobbo.

— E bisognerà dare un esempio; — soggiunse la badessa, senza scomporsi.

— Purchè non si tratti d’unghiate, io me la rido; — pensò mastro Pasquale. E stette imperterrito ad aspettar la sentenza.

— Meritereste di andare a marcire in una prigione; — proseguì la giudichessa; — ma noi non useremo i mezzi della giustizia umana, bastandoci i castighi della divina, che vi attendono, se durate nel vostro peccato. Quella è la porta, e badate! non metterete più piede qua dentro.

— Che io mi possa rompere il nodo del collo se ci torno! — gridò sollevato il legnaiuolo, in quella che sguisciava in mezzo a due file di monache per correre all’uscio. — Se ne cerchino pure un altro, le Signorie loro reverendissime!

— Oh, non ne mancheranno di certo, e più rispettosi di voi; — disse la madre badessa.

— E più timorati di Dio; — aggiunse la madre Maddalena.

— E meno gobbi! — chiuse la conversa Bibiana, che aveva, come il lettore argomenta, la sua vendetta da fare contro il manigoldo che le aveva data la baia.

Non l’avesse mai detta! Mastro Pasquale, che era gobbo come un dromedario, e da quella parte lì non pativa la celia, si rivoltò come una vipera a cui sia pestata la coda.

— Gobbo a me? Brutte streghe! gobbo a me? Sono i peccati delle Signorie Loro reverendissime, che mi tocca portar sulle spalle, e tutti i giorni s’accresce la soma. Vedete bel modo di trattare i galantuomini! Gobbo a me! Con questa gobba io ho trovato moglie, e Lei colla sua bazza non ha trovato nemmeno un orbo che la volesse per accompagnatura.

— Bibiana, — tuonò la badessa con piglio severo, — quest’oggi e dimani rimarrete a far penitenza. E voi andate una volta, malcreato!

— Ah sì? anche malcreato? — gridò il legnaiuolo, più inviperito che mai, piantandosi vicino all’uscio, come Aiace sul vallo. — A me gobbo? a me malcreato? Streghe, be-