Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/146


— 142 —


sincero riuscì anche più efficace. Aveva cominciato per celia a simular la cottura, e rimase, cotto non già, che sarebbe un dir troppo, ma bazzotto di certo. Che volete? L’amore è appiccaticcio come.... Gli antichi l’avevano trovato, il paragone, e non si peritavano a spiattellarlo; noi, costretti a tanti riguardi, dobbiamo cercarne un altro che non faccia torcere il muso. Eccolo: come la fiamma; appiccaticcio come la fiamma. E Michele, come i lettori già sanno, era di legno stagionato fin troppo. Si vide amato con foga, che mai la maggiore; il gusto di farla da sultano, di spadronare in un cuore di donna, gli parve uno zucchero. E a proposito di dolcezze, di leccornie, la governante era sempre in dare; e senza dire che il cuore avesse da pagare i debiti dello stomaco, un po’ di gratitudine doveva pure rispondere a tante cure affettuose. Insomma, se a lui, Michele Garaventa, avessero detto: tu sposerai la signora Marianna, avrebbe risposto: perchè no? la donna è ancora in essere; tutta amorevolezza per me, vecchio barbone; in qualche modo bisogna finire: il diavolo, che è il diavolo, quando divenne vecchio, non si fece egli frate?

Egli dunque, sebbene a modo suo, amava la signora Marianna; intanto ambedue tiravano là, aspettando di poter santificare il pateracchio in facie Ecclesiae. Per continuare a parlar latino, diremo che non c’erano ancora le justae nuptiae, ma soltanto una specie di contubernium. Quelle giuste nozze, alla signora Marianna non metteva conto affrettarle. Perchè? Era certezza del fatto suo? O voleva sperimentare l’amante, innanzi di avere il marito? O temeva, coll’annunzio della sua felicità trovata fuori di casa, di far dare il padrone in uno scoppio di risa? Queste cose non è del nostro ufficio indagare; qui cade in acconcio il «glissez, n’appuyez pas» dei Francesi, e noi non scorreremo, sorvoleremo a dirittura, anche sul resto della conversazione bisticciosa, che abbiamo lasciata interrotta pur dianzi.

Una scampanellata all’uscio fece star cheto Michele assai più che non facessero i finti sdegni della sua bella ritrosa.

— Chi sarà quest’altro? — diss’egli.

— Certo il dottor Collini; — rispose Marianna. — Lasciatemi andare ad aprirgli; se no il padrone va in bestia. —

Al nome del Collini, Michele aveva dato un sobbalzo. Intanto la donna s’era spiccata di là per correre nell’anticamera. All’aprirsi dell’uscio di casa egli tese l’orecchio, e riconobbe la voce del medico; poco dopo udì aprirsi anche