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— O come? — esclamò l’altro, parlando con quell’accento sommesso che era consigliato ad ambedue dalla presenza del padrone in casa; — e non me li avete dati voi, questi sigari? Di che cos’era, forse di ravanelli, quel mazzo che m’avete regalato oggi, pel mio giorno monastico?
— Sì, sì! — disse Marianna, dandogli sulla voce. — Fortuna che non mi sono perduta d’animo, e quando m’ha chiesto donde venisse quell’odor di tabacco....
— Che cosa gli avete risposto?
— Ho dovuto raccontargli di un incontro fatto per via.... di certi marinai che erano venuti a darmi la baia....
— E sarebbe vero? — saltò su l’altro, facendo cipiglio. — Badate, Marianna; se qualcheduno vi ronza attorno, lo concio io come va.
— Sareste geloso?
— Come un Turco!
— Zitto là, omaccione. Non vi vergognate? esser geloso d’una vecchia.... —
E dicendo queste parole, la signora Marianna faceva la bocca piccina e l’occhio tenero.
— Vecchia! — ripigliò l’altro, ingrugnato. — Vi fate sempre più vecchie che non siete, voi altre donne, per aver libertà di girandolare a vostro piacimento.
— Ne ho quarantadue sulle spalle, pur troppo, e nessuno me li leva; nemmeno la vostra gelosia; — soggiunse la signora Marianna, crollando la testa, in atto di rassegnazione. — Ma non andate in collera, ora, che non ci mancherebbe più altro. Ho raccontato quella storia al padrone, perchè subito non m’è venuto altro in bocca.
— Non è dunque vero nulla? — disse il geloso.
— Che, vi pare?
— Ah, meno male! — esclamò l’altro; e trasse un lungo sospiro, che fece andare la signora Marianna in brodo di succiole.
— Vedete, ora, — proseguì ella, mentre ripigliava il lavoro interrotto, e abbronzava maledettamente, con un ferro troppo caldo, lo sparato di una camicia del padrone, — quanto era meglio che ve ne andaste, quando io ve lo dissi la prima volta. Adesso vi bisognerà rimanere nascosto fino a tanto egli non torni ad uscire.
— Alma de mi alma, si sta così bene presso a voi!
— Parlate piano! E adesso che c’è? Tenete le mani a casa!
— Come si fa, quando si è presso a voi?