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nuta, lampeggiava dagli occhi, non già col soave baleno della preghiera, nè col torvo bagliore della minaccia, ma sì coll’aperto splendore, in cui si dipingeva l’audace alterezza del comando. Lilla non osava guardarlo, tremando tutta in cuor suo; non come si trema davanti ad un volgar tentatore, che un tocco di campanello può costringere alla temperanza delle parole e degli atti, ma come si trema al cospetto di un vincitore, che detta, superbamente composto, le sue condizioni. Perchè aveva egli tanto aspettato? Lilla lo intendeva assai bene; l’uomo forte aveva frenato gl’impeti del suo cuore, chiusi gli sdegni nel profondo, fino a tanto non avesse raccolte nella sua mano di ferro tutte le ragioni della vittoria. Epperò, indovinando, ella lo aveva sempre temuto; quell’apparenza di calma, a lei memore del passato, era sempre stata argomento di sospetto. Ed ora il sospetto diventava certezza; quelli erano tutti i segni della fiamma antica; l’incendio divampava tanto più forte, quanto più lungamente covato.

Fu un’altra pausa, durante la quale Bonaventura divorò degli occhi quella donna, quasi volesse trasfondere in lei quell’ardore che dal petto gli saliva alle tempie. Ed ella, sempre nel medesimo atteggiamento, pareva la statua dello stupore; solo il respiro affannoso la diceva viva.

— Votato a Dio! — ripigliò amaramente Bonaventura. — Sacrifizio fatto nell’ira colla preghiera sul labbro e la maledizione nel cuore, altro non porta che fumo ingrato lassù. Ho inteso allora perchè i sacrifizi di Caino non tornassero accetti al Signore. Ma che diceva quel sacrifizio, se non a Dio, alla donna? Io non amerò altra che voi; distruggo in un punto tutte le mie speranze; anniento la mia giovinezza; consacro tutta la mia operosità al nulla, tutta la mia vita all’inferno, e per voi, solamente per voi. E quell’altro, intanto, quell’altro? Egli che, amato da lei, non aveva saputo, nè voluto farla sua, egli ben seppe, ben volle insidiarla, quando fu d’altri, e la ottenne. Egli che aveva potuto vivere senza di lei, lontano da lei, volontariamente travolto nel turbine delle umane vicende, egli tornò, fu visto e vinse; poi sparve da capo, col frutto e colla testimonianza durevole del suo trionfo, lasciando a quella donna i dolori d’un tardo rimorso, e quel che è peggio, facendo di ghiaccio un cuore che avrebbe potuto riaprirsi alla compassione, all’amore, e condannando un altr’uomo a vivere obliato, non curato, fino alla tomba.... —

In queste parole la voce di Bonaventura aveva trovato un accento malinconico, quasi soave, che commosse il cuore di Lilla.