Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/115


— 111 —


ombra pedissequa della marchesa Ginevra, che aveva fatto quella gita in compagnia del marito. Il Giuliani attendeva al suo disegno, che faceva assai poco cammino, e sebbene si consolasse col proverbio «chi va piano va sano» non poteva ritenersi dal ricordare la giunta «ma va poco lontano» che pur troppo ne tempera l’efficacia.

E in quel mezzo il povero Lorenzo ammalò. La febbre lo ardeva, e fu per morirne. Il delirio gli rappresentava sformati, intrecciati in mille guise, gli eventi della triste sua vita. Scorgeva Maria, l’amata Maria, costretta da una madre snaturata a prendere il velo; il Collini, il gesuita, il Ceretti e tutte le ombre nere del suo passato gli danzavano intorno, chiudendogli l’adito al santuario dove si stava consumando il sacrifizio della sua povera bella, che indarno tendeva le palme a lui ed al cielo. E quelle ombre gli si stringevano intorno, lo soffocavano; nelle loro sghignazzate beffarde s’andavano perdendo le ultime fievoli strida della vittima, che egli non vedeva già più. Sgomentito, si rannicchiava, tentava ritrarsi indietro, facendosi schermo colle mani da que’ ceffi ribaldi, il cui alito infuocato gli frizzava sul volto. Rompeva allora, in uno sforzo supremo, quella cerchia di nemici; fuggiva, sentendoli incalzare alle spalle, e cadeva trafelato sulla soglia d’un cimitero, donde suo padre e sua madre, pallidi fantasmi usciti pur mo’ dalla tomba, gli stendevano le braccia amorose. — È questi mio figlio? — diceva la morta, stringendolo al seno. — E donde tante ferite, tante lividure, su questo povero corpo? Vieni, figliuol mio, angelo mio, vieni; il letto che tu hai composto a’ tuoi genitori è largo abbastanza per tre. Qui, come il dì che sei nato, riposerai sul seno di tua madre. —

Il morbo e la natura lottarono con varia fortuna; finalmente la natura la vinse. Ma la convalescenza fu lunga, e Lorenzo Salvani non tornò altrimenti nella pienezza delle sue facoltà, che per un largo periodo di torpore intellettuale. Il giorno che si svegliò da quel letargo e ravvisò la sua cameretta, vide Aloise seduto al suo capezzale, ma così scombuiato, che a prima giunta credette gli tornassero innanzi i fantasmi del suo lungo delirio.

Aloise si curvò sopra di lui, e lo chiamò soavemente per nome.

— Ah, siete dunque voi, Aloise? — disse l’infermo. — Tornato?...

— Sì, da otto giorni, e rimarrò con voi fino a tanto non uscirete a respirare all’aperto.