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Ella non fece alcun atto di meraviglia. È così poca cosa, ed ha una scusa così ragionevole nelle antiche consuetudini il baciare una mano, che la contessa Matilde poteva lasciarlo fare a suo modo, senza mestieri di simulare un atto di corruccio.

- Siete venuto! - diss’ella, così per cominciare il discorso.

- Potevate credere, signora contessa, - rispose Lorenzo, - che avessi tardato pure di un minuto?

- Oh no! Voi siete un cortese cavaliere, e questo si sa. Pensavo anzitutto che le vostre faccende avrebbero potuto forse trattenervi, e quasi mi doleva di avervi costretto a regalarmi un’altra delle vostre ore preziose. -

Un’ora! La contessa avrebbe potuto dir tre o quattro a dirittura, chè tante ne aveva passato accanto a lei, il giorno innanzi, il nostro Lorenzo. Ma questo era forse un modo di dire della contessa Matilde.

- Non v’è negozio che tenga, - rispose il giovine, - innanzi ad un vostro invito, e mi pare di avervi già detto con che animo si parta da casa vostra. Ma che cosa stavate voi facendo, signora?

- Oh, una cosa da nulla. Mio Dio! Temo che non m’abbiate a trovare un po’ troppo leggiera, con queste frivolezze.

- Che dite, signora? Per me non è nulla di frivolo in quello che fate, sia pure un ricamo.

- Ed è appunto un disegno per ricamo; - disse la contessa. - L’ultimo venuto da Parigi non mi garbava molto, e volevo farne uno di mio capo per metterlo sul telaio. Sapete pure, signor Salvani, che lunghe ore di tedio passiamo noi in casa, quando manchi l’argomento affettuoso delle cure domestiche. Un ricamo, od altra cosa qualsiasi, che a prima giunta pare, e considerata in se stessa è certamente assai frivola, ci offre una occupazione materiale in cui riposare la mente, per farci poi cavar più diletto da una bella lettura, o da una passeggiata all’aperto.

- Non vi scusate, signora contessa! - soggiunse Lorenzo. - Voi disegnate un fiore, e sta bene. Il fiore non è egli forse una delle più belle opere di Dio? Anzi, per dimostrarvi che siffatte occupazioni si addicono agli uomini come alle donne, con vostra licenza, voglio metterci anch’io queste mani profane.

- Fate pure, signor Salvani, e il mio fiore riuscirà certamente più bello. -

Lorenzo prese con fanciullesca sollecitudine, il posto della