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false sembianze di vero, non abbastanza notate da prima, e troppo notate e troppo ingrandite di poi.

L’orgoglio era il peccato capitale di Lilla. Dalle lettere scritte nella sua solitaria dimora campestre ella appariva soltanto una donna infelice; la puntigliosa morale che governa il mondo, o crede di governarlo, poteva condannarla; ma la logica del cuore, che non sa d’impedimenti umani, nè di patti giurati, notando nel fatto di quella donna, non già un pervertimento di sensi, sibbene l’impulso di un amor prepotente, l’assolveva, la rendeva degna di compianto. Senonchè l’anima debole era trascorsa all’eccesso dei nuovi consigli; si rifaceva al debito antico, ma rinnegando ogni senso di tenerezza umana; s’argomentava di far sentire la schietta voce della virtù sospettata, ed altro non parlava in lei che l’orgoglio offeso. La superbia aveva vinto l’amore, triste istoria, solito epilogo di tanti romanzi!

Lorenzo mise l’ultima lettera accanto alle altre nel cofanetto, lo chiuse e di bel nuovo lo depose nel cassettone. Egli conosceva finalmente l’arcano dei natali di Maria; ma che farne? come trarne giovamento per lei?

Innanzi di metter mano su quel carteggio, egli aveva fatto il disegno di raccomandare la sua sorella adottiva alle cure del generoso Assereto. Ma dopo aver letto que’ fogli che in così strana e inaspettata maniera gli mostravano Maria figliuola d’un Montalto, e congiunta di sangue ad Aloise, il primo consiglio più non gli parve il migliore. Aloise, era al pari dell’Assereto uno schietto amico, un gentiluomo, un vero uomo; per giunta si chiariva esser egli l’unico protettore naturale, autorevole, della fanciulla; a lui dunque si spettava la custodia dell’arcano.

Le quali cose meditate, e diremo quasi librate sulla bilancia, Lorenzo Salvani diè di piglio alla penna, per scrivere una lettera ad Aloise di Montalto. Ma egli aveva a mala pena incominciato, che ancora mutò consiglio, parendogli meglio fatto di andare egli stesso a cercar dell’amico. Molte cose si dicono agevolmente a voce, che sulla carta richiedono eterni rigiri di frasi, e poi si teme di non averle dette per modo che altri le intenda a puntino. Suonavano in quel mentre le nove del mattino; certo, Aloise era in casa; lo andar da lui tornava più agevole e più spedito dello scrivere.

Rassettandosi in fretta per andar fuori, aperse l’uscio della camera; ma nella sala d’entrata s’imbattè in Maria che appunto veniva a chieder di lui.