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verso gli Orefici, si fermò, trasse fuori uno zufolo e mise un fischio sottile, ripetuto tre volte. Tre fischi gli risposero tosto; uditi i quali, il Guercio si rimise la via tra le gambe. Due minuti dopo, egli era dinanzi, alla luce d’un falò, la cui fiamma lambiva ed affumicava la volta umidiccia, e intorno a cui stavano accoccolati i suoi cinque compagni, veri ceffi da galera che non istaremo a descrivervi.

- Finalmente! - gridò uno di costoro. - Noi ti facevamo già in catorbia.

- E perchè mo’? - chiese il Guercio, in quella che spegneva la lanterna e se la riponeva in tasca. - In catorbia ci vanno i ladri, e non la brava gente come noi.

- Capisco; - soggiunse l’altro, - ma quei del pennacchio fanno errore così spesso!

- La prima causa dell’errore sono quei tali che hanno fatta la legge; - sentenziò il Guercio, sedendosi accanto ai compagni e levando la pipa di bocca al più vicino per mettersela tra i denti egli stesso. - Quando comanderò io, farò un codice nuovo che dica: sono ladri tutti quelli che hanno quattrini. Infatti, io ragiono così: se hanno denari, in qualche luogo li hanno presi: ora chi prende ruba; dunque....

- Benone! - interruppe un altro. - Tu parli come il mio avvocato, che, se gli davano retta i signori del berrettone, non andavo a passar tre anni nel collegio di Oneglia. Ma già, quei signori non badano mai a quello che dice un galantuomo, e legano sempre l’asino dove vuole il Fisco.

- O non lo sai, imbecille, che lupo non mangia lupo? Ma basta! tornando al discorso che non avevo ancora incominciato, domani a sera si fa il colpo.

- Impossibile! - gridò l’Architetto, o, per dir meglio, quel che i compagni chiamavano con quel nome. - In quella maledetta buca non ci si può lavorare più di due per volta, i vorranno almeno sei giorni....

- E chi ti parla della buca? - ripigliò il Guercio. - Parlo dell’altro colpo, di quello che v’ho detto una settimana fa, pel quale, da ladri che sembriamo, diventeremo carabinieri.

- Ah sì, ottimamente! - esclamò uno dei cinque. - E in cambio di lasciarci ammanettare, ammanetteremo.

- No, Bellavista, non ci saranno manette da mettere.

- E che diamine ci sarà dunque da fare? - dimandò il Bellavista. - Io non so che facciano altro, quei del pennacchio.