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maritino, certo sarebbe morta d’apoplessia. Ma egli era così felice a sentirlo sotto il suo, quel braccio delicatamente tornito! Quella bocca mezzo nascosta dal pizzo della maschera, sapeva bere con tanta grazia lo sciampagna apocrifo delle trattorie! E quando aveva bevuto, sapeva dirgli tante tenerissime cose! In vino veritas, avevano sentenziato gli antichi, e gli antichi la sapevano lunga. Dunque essa lo amava, non amava altri che il suo biondino, essa, corteggiata, desiderata da tanti pezzi grossi, che le recavano inutilmente i fiori e i cartocci di zuccherini!

Da parecchi giorni la maliarda ci aveva delle voglie pazze. Il suo salottino non le andava più a’ versi, e bisognava metterlo a nuovo, sacrificando il vecchio velluto rosso ad un fresco ed elegantissimo tessuto verde a cordelloni. Abbiamo dimenticato di dirvi che la Violetta era bionda, epperò il verde le andava a capello.

Il biondino non diceva mica di no; ma in quel mese egli aveva già speso molto per lei, e la vena del giuoco, da cui cavava una parte de’ suoi guadagni, dava uno scarso zampillo, a cagione dell’estate che sparpagliava i merlotti fuori del nido. Ora non è a dire se i denari del gesuita venissero a taglio, e se per guadagnarli egli ci andasse di buone gambe.

Con questi pensieri in capo, come gli parve ora da ciò, rifece la sua strada, e giunto ai quattro canti di Portoria tirò da mancina per la piazza di Ponticello e pel borgo de’ Lanajuoli fino alla via dei Servi, dove andò ad infilare un buio portone, il quale era sormontato da una nicchia, con entro una Madonna di gesso, tinta di giallo, e onorata di una lanterna dalla pietà del vicinato. Un’altra lanterna splendeva nell’androne, tanto per lasciar leggere, sulla tela trasparente che le stava tesa sul maggior lato, la scritta seguente: «Teatro del Forte in gamba. - Questa sera si recita. - Entrata: dieci centesimi».

Il Bello si affrettò per una scala umidiccia e logora dal lungo uso, col passo spedito di un uomo assai pratico del luogo. Al primo pianerottolo una lucerna a riverbero, appiccicata al muro, rischiarava il cartellone dello spettacolo, che diceva così:


DON GIOVANNI BASTARDO D'AUSTRIA
con Barudda padre guardiano e Pippía converso
nel monastero di San Giusto.


Il teatro era al primo piano, e ci s’entrava sollevando una cortina unta e bisunta, proprio di rincontro alla lucerna