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sulla sua, aspettando la fine di quella conversazione che l’aveva molto turbata. Ma di questo turbamento non ne traspariva pur ombra sul viso. Le sue labbra vermiglie sorridevano; i suoi grandi occhi verdi brillavano, guardando argutamente la signora Maddalena, povera colomba smarrita, la quale aveva stimato debito suo di parlare di un fatto che la risguardava, e, dopo aver cominciato, non si sentiva più l’animo di proseguire.

- E tuttavia.... - soggiunse ella, ripigliando le parole di Ginevra, come Ginevra aveva ripigliate le sue, - e tuttavia avrei giurato che tu sapessi ogni cosa. Ma ora ti credo, Ginevra; sebbene gli atti del signor di Montalto mi riescano due volte più strani.

- Udiamo, dunque; che cosa ha fatto il signor di Montalto?

- Sì, poichè ho incominciato, e quantunque non debba premerti punto, ti narrerò tutto quello che ho notato. -

Qui, confortata da un amplesso della sua bellissima amica, la Torralba le raccontò divisatamente ogni cosa. Parlò dei modi eletti e disinvolti di Aloise, quando le fu presentato dal marchese Antoniotto; del suo improvviso mutamento appena fu entrato nella credenza, dov’era Ginevra; della sua trepidanza, dell’arrossire, del balbettare, e di tutti gli altri segni d’angustia morale, di cui le parve indovinar la cagione, quando il discorso cadde sui pregi della Ginevra, ed egli uscì in quelle parole infiammate che i lettori già sanno; della muta e svogliata quadriglia; dell’attenzione con cui il giovane si era fatto ad ascoltarla quando ella ritornava a parlare dell’amica sua e infine di cento altre minuzie che a lei erano sembrate altrettanti argomenti di un amore profondo.

- Se tu avessi veduto, Ginevra, com’egli arrossiva, quando mi usciva di bocca il tuo nome! Se tu avessi sentito come la mano gli tremava, quando nei giri della mazurka noi ci avvicinavamo a te! Una volta le nostre mani sfiorarono il tuo braccio, ed egli a turbarsi, a tremare, a perdere i tempi, per modo che io levai gli occhi, stupita, osservandolo. Si avvide del mio stupore, arrossì, e fu costretto a fermarsi. E poi, bisognava vederlo, con che occhi amorevoli e pieni di gratitudine egli mi guardasse quando io parlavo di te! In fine, che dirti di più? Mi parve che patisse del mal d’amore, e del più forte che si possa immaginare. Però, non sapendo.... scusami, sai!... temendo di qualche malinteso.... di qualche lieve screzio, nel quale potesse tornar