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nuovo venuto, il gran ciamberlano non poteva mandarla giù, nè il marchese Tartaglia, nè il piccolo Riario, il quale ci aveva egli pure le sue pretensioni.

Il Cigàla che aveva seguito da capo a fondo tutta quella scena muta, ma eloquente, di aspettazione, se la rideva sotto i baffi. Il Pietrasanta, che era giunto più tardi, fu il solo che non ponesse mente a tutte quelle speranze deluse, e si rallegrò in cuor suo che l’amico Aloise comparisse nella sala da ballo a fianco della bella Ginevra. Era il gaudio dell’artefice quello che gli splendeva sul volto, poichè gli pareva d’essere stato egli l’operatore di quel miracolo che conduceva Aloise in mezzo alla gente.

In quanto al nostro eroe, egli non parve molto contento di quell’atto di preferenza notevole. Lo era tanto e poi tanto nel profondo del cuore, che rimase impacciato, non seppe cavare una parola, e si mostrò quasi distratto.

- Marchesa, - disse il Cigàla a Ginevra, come furono giunti nel salone di Flora, - ricordatevi del vostro debito.

- E quale, di grazia?

- Il mio walzer. Lo attaccano per l’appunto, ed io sono il primo inscritto nel vostro taccuino.

- Davvero? - rispose ella con aria astratta.

- Sì, marchesa, e quantunque mi dolga di rubarvi subito al mio ottimo amico Aloise.... il quale tuttavia....

- Tuttavia!... Stiamo a vedere, signor Cigàla, che voi diventate tanto clemente da offerire al marchese di Montalto quello che egli non vi ha nemmeno chiesto.

- No, marchesa; volevo dire che egli avrebbe potuto dimandarmelo, ma che io, con tutta l’amicizia che ho per lui, non avrei potuto accordarglielo. -

Aloise era turbato. Si accorgeva di aver fatto male a non chieder subito, e si pentiva di non esser più in tempo.

- Marchesa, - disse egli allora, - io non ardivo certamente chiedere una grazia somigliante al mio amico Cigàla; ma se c’è sul vostro taccuino una pagina bianca....

- O che, mio buon Aloise, vorresti riempirla tutta?

- No, certo; non chieggo tanto; ma se vi rimane un po’ di posto pel mio nome....

- Orbene, vedremo di contentarti; - rispose il Cigàla, con una comica gravità che fece ridere la bella Ginevra. - Marchesa, il vostro libriccino?

- Eccolo; volete far da segretario?

- Sì; non voglio che il mio ottimo amico m’abbia in concetto d’un tiranno, perchè sto per rapirgli la dama al primo giro di walzer. -