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Genova, che aveva gli occhi e le sopracciglia di un’Andalusa, e le fattezze e il portamento di un’antica Romana.

Un viso di Erigone, poichè siamo a capo fitto nei paragoni, era quello della marchesa Giulia Monterosso, dalle labbra tumide e coralline, dalle guance vivide come le pesche duràcine (lettori, per carità, non vi salti il grillo di mordere!) e dagli sguardi accesi che avrebbero rimescolato il sangue nelle vene al più tranquillo anacoreta della Tebaide.

- Tutte marchesane? null’altro che marchesane? - Sissignori; non è colpa nostra, se nella festa da ballo dei Torre Vivaldi ce n’erano tante, le quali portassero il pregio di un tocco in penna. E si noti che ne lasciamo nel dimenticatoio parecchie, le quali ci vorranno un mal di morte, perchè non abbiamo tessuto loro uno zinzino di panegirico.

Ma v’erano anche le signore senza corona, quelle tali che, come abbiamo detto, portavano alteramente i loro trentasei quarti di bellezza, e non li avrebbero barattati con altrettanti di nobiltà.

Tra queste era allora donna e madonna la Enrichetta Corani, il cui sguardo derivava tanta efficacia da certi occhi d’indaco, mezzo nascosti da lunghe ciglia. Era alta della persona, e non fu mai più acconcio il dire collo di cigno, che pel collo svelto e morbido della signora Enrichetta. Il colorito non aveva nè bianco, nè rosso, nè pallido, sibbene opalino, se ci è consentito di foggiare ad epiteto il colore bianco azzurrognolo latteo senza lucentezza di quella pietra che chiamano opale; colorito che sanno indovinare i grandi pittori, e per cui sovente i grami non fanno altro che impiastrare inutilmente la tela.

Era la signora Enrichetta che teneva in onore le cascate, o ricci a lunghe spire, che sbucavano da dietro gli orecchi e pendevano intorno al collo, per dar maggiore risalto alle carni. La chiamavano a Genova la signora dei tulipani, per una ghirlanda di questi fiori che ella s’era posta un giorno nella nerissima capigliatura. Tulipani simbolici! Molti erano gli innamorati che stavano intorno alla bellissima donna; ma neppur uno di que’ tulipani era voluto cascare a terra, per farsi raccogliere, come una tacita promessa d’amore.

Tra tante graziose dame, la bionda Cisneri non poteva esser dunque regina, come le aveva pronosticato tra due sbruffi il lezioso marchese De’ Carli. Ella poteva forse forse comparire come una stella di seconda grandezza in quel firmamento femminile;