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La contessa finse di cader dalle nuvole a quella conclusione di Lorenzo, che ella pur si aspettava. Giunse le palme in atto di maraviglia, e dopo avere alzato gli occhi al soffitto, esclamò:
- Ma davvero siete un fanciullo! E perchè?
- Perchè.... Ve ne prego, ve ne supplico, non andate!
- Ma, di grazia, - ripetè spazientita la contessa, - sappiamone prima la ragione. Non è mica una cosa da nulla usare una siffatta scortesia ai Torre Vivaldi; e perchè io mi disponessi ad usarla, bisognerebbe pure ci avessi una ragione.... e che ragione! -
Lorenzo Salvani stava per essere sconfitto dalla logica della contessa. Se la ragione suprema dell’amore non bastava più a persuadere Matilde, tutte le altre erano contro di lui, ed egli non poteva distruggerle.
Però non rispose all’argomentazione della contessa, e con accento di profonda malinconia, si fece a dirle:
- Matilde! Come siete bella, stasera!
- Davvero? - rispose la contessa, guardandosi le dita che scherzavano coi nastri del suo accappatoio.
- Oh sì! Siete troppo bella!
- Stiamo a vedere che vi dispiace anche questo! - proseguì ella, con la stessa aria sbadata.
- No, - rispose Lorenzo, riscaldandosi; - ma voi sarete tale per molti. Molti vi ammireranno, colà dove andate. Sapete pure Matilde; una donna che ama, non deve parer bella a tanti. I desiderii del volgo sono come una profanazione della sua bellezza e dell’amor suo.
- Ah, ah! - esclamò la contessa, dopo una brevissima sosta - siamo nella metafisica, a quel che sembra. Ma anco a voler stare sulle nuvole con voi, signor poeta, io penso che vi si possa rispondere di trionfo. -
Lorenzo fece un cenno del capo che voleva dirle: non credo.
- Sì certo! Quanto più io potessi parer bella a molti, il che non è punto vero, - soggiunse ella con quell’accento d’ipocrisia che sanno metter fuori le donne quando abbiano a parlare della loro bellezza, - tanto maggiore dovrebbe essere l’orgoglio di chi mi ama.
- Oh, lasciate queste gioie meschine al conte Alerami, che per lui saranno forse il colmo della felicità! - interruppe Lorenzo. - Io v’amo ben diversamente, v’amo assai più, o Matilde! -
La bomba era caduta, la gran parola di quel dialogo era detta: e la contessa, punto turbata, si fece arditamente ad affrontare il pericolo.